domenica 24 maggio 2015

IL RICORDO DI TE

Sullo scoglio i piedi fanno un passo indietro a ogni ondata. 
Tra i rumori lontani della spiaggia, il suono ovattato dei bambini che giocano spensierati, tu mi guardi e mi sorridi dicendo: “Non è difficile, puoi  farcela!”

Ma io non ci riesco, non posso…

Mi tendi la mano e io vorrei tanto poterla prendere fra le mie  e stringerla forte al cuore, invece abbasso la testa come un mulo e vado contro vento. Solo i miei occhi sono rivolti verso l’alto. Guardano te. Chissà se mi aspetterai. Più cerco di scendere da quello scoglio, più cerco di avvicinarmi a te, più vedo la tua mano allontanarsi.
Sapessi quante volte me ne sono chiesta il perché; eppure il tuo sorriso, sotto gli occhiali spessi, è qui nella mia mente. Hai sempre avuto uno sguardo gentile, sempre così ti ricordo. Sempre e per sempre così voglio ricordarti. Come nella foto sul mio comodino che di tanto in tanto sfioro per salutarti.

Non sono mai scesa da quello scoglio, non finché c’eri tu! Ero una bambina vigliacca, ma ora non più. Saresti fiero di me. Ora guardo dritto negli occhi chi mi sta davanti, e a chi mi tende la mano, la tendo a mia volta. Ho imparato anche a mordere e a sorridere; talvolta lo faccio nel medesimo momento. Non chiedermi come lo faccio, posso e basta.

Ma sento ancora gli spuntoni della pietra sotto i piedi a volte e quell'angosciosa sensazione di abbandono. Tutto e tutti sono lontani da me per migliaia di chilometri mentre io sono sola, proprio come quel maledetto giorno in cui ti diedi l’ultimo bacio.
Vorrei poter non sognare di te, oppure sognarti più a lungo. A  volte è come se qualcuno avesse preso il mio cuore in pugno e lo avesse stretto fino a farlo scoppiare.

“Ecco cara, tieni pure.”

Ma cosa posso farmene io di un cuore infranto, ora? Lo rimetto a posto assieme a tutto il malandato resto e mi accoccolo sotto le coperte. Sono stanca e spaesata oggi, probabilmente per questo ti scrivo.


Mi manchi…

venerdì 22 maggio 2015

Leggi che ti passa!

Ieri, dopo almeno tre anni che non lo facevo, sono stata convinta da un amico a dare una lettura in streaming (anche se solo via skype). Mi sudavano le mani, mi tremava la voce e stavo realmente pensando di fingere un decadimento della linea - sì lo so è puerile, ma la paura fa questo effetto.

Alla fine mi sono detta: "Non fare la stronza! Vai e colpisci."
Così dopo più di tre quarti d'ora di preparazione mentale (costituita principalmente dalle parole: "Vai Patty, vai Patty, dai cazzo!"), mi sono decisa a dare questa lettura.

Come sempre, non appena ho iniziato a leggere il testo, si è creato un silenzio surreale sulla linea. Erano tutti pronti ad ascoltare ciò che avevo da dire.
C'è qualcosa di più terrorizzante di questo (a parte gli abiti che sfoggia Noemi a The Voice)?

Comunque fortunatamente, una volta iniziato, è stato un po' come rimparare ad andare in bicicletta. Due pedalate e stavo già correndo, forse anche troppo.
Ammetto che il fatto di leggere per persone che conosco e con le quali intrattengo un rapporto d'amicizia, abbia reso le cose un po' più semplici, però sono felice di aver tolto qualche mattoncino da questo muro che stava davvero crescendo un po' troppo.

Il mio problema è che mettere a nudo una parte di me, mi mette un po' in soggezione. Insomma facciamo un esempio pratico: vi chiedono di mostrare la vostra "trottolina amorosa dudù dadà" davanti a tutti, non è mica semplice! A meno che non siate delle attrici porno, ovviamente.
Per me fare una lettura in streaming è mostrare apertamente emozioni che altrimenti sarebbero nascoste tra le righe dei miei scritti. Una sorta di "outing".

Comunque, in barba a tutte le mie angosce, la lettura è andata bene. Ho incespicato in un paio di parole e ho fatto da centometrista in alcuni punti del testo, ma per il resto è stata soddisfacente. Chissà che piano piano non torni a farne più frequentemente e su uno streaming vero come ai vecchi tempi!