Sullo
scoglio i piedi fanno un passo indietro a ogni ondata.
Tra i rumori lontani
della spiaggia, il suono ovattato dei bambini che giocano spensierati, tu mi
guardi e mi sorridi dicendo: “Non è difficile, puoi farcela!”
Ma
io non ci riesco, non posso…
Mi
tendi la mano e io vorrei tanto poterla prendere fra le mie e stringerla forte al cuore, invece abbasso
la testa come un mulo e vado contro vento. Solo i miei occhi sono rivolti verso
l’alto. Guardano te. Chissà se mi aspetterai. Più cerco di scendere da quello
scoglio, più cerco di avvicinarmi a te, più vedo la tua mano allontanarsi.
Sapessi
quante volte me ne sono chiesta il perché; eppure il tuo sorriso, sotto gli
occhiali spessi, è qui nella mia mente. Hai sempre avuto uno sguardo gentile,
sempre così ti ricordo. Sempre e per sempre così voglio ricordarti. Come nella
foto sul mio comodino che di tanto in tanto sfioro per salutarti.
Non
sono mai scesa da quello scoglio, non finché c’eri tu! Ero una bambina
vigliacca, ma ora non più. Saresti fiero di me. Ora guardo dritto negli occhi
chi mi sta davanti, e a chi mi tende la mano, la tendo a mia volta. Ho imparato
anche a mordere e a sorridere; talvolta lo faccio nel medesimo momento. Non
chiedermi come lo faccio, posso e basta.
Ma
sento ancora gli spuntoni della pietra sotto i piedi a volte e quell'angosciosa
sensazione di abbandono. Tutto e tutti sono lontani da me per migliaia di
chilometri mentre io sono sola, proprio come quel maledetto giorno in cui ti
diedi l’ultimo bacio.
Vorrei
poter non sognare di te, oppure sognarti più a lungo. A volte è come se qualcuno avesse preso il mio
cuore in pugno e lo avesse stretto fino a farlo scoppiare.
“Ecco
cara, tieni pure.”
Ma
cosa posso farmene io di un cuore infranto, ora? Lo rimetto a posto assieme a
tutto il malandato resto e mi accoccolo sotto le coperte. Sono stanca e
spaesata oggi, probabilmente per questo ti scrivo.
Mi
manchi…